Sui migranti sono un cattolico controcorrente

25.01.2020

di Nicola Sparvieri

Il 20 gennaio, 2020 il cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di Monaco e Frisinga e presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ha donato 50.000 euro alla nave salvataggio "United" dell´associazione "United 4 Rescue", che sarà a disposizione della organizzazione "Sea Watch", la cui missione in mare è prevista nei primi mesi del 2020, allo scopo di "salvare i migranti sul Mediterraneo".

Il gesto del cardinale Marx è destinato ad allargare lo spettro delle polemiche già presenti all'interno della Chiesa oltre quelle già abbondantemente presenti nel mondo laico sul tema dei migranti. Dopo che si è sparsa la notizia della donazione, confermata dall´Arcidiocesi di Monaco e Frisinga, il Cardinale Marx è già stato definito «cappuccetto rosso populista» o «cardinale-scafista». Altri invece lo hanno ringraziato «per il coraggio» o per avergli fatto ritrovare «l´orgoglio nella propria appartenenza alla Chiesa».

Il gesto che abbiamo citato di un così alto prelato della Chiesa Cattolica farebbe pensare che la gerarchia si schieri chiaramente da una parte e che parli "ex cathedra" col suo magistero e che il "popolo di Dio" debba allinearsi in virtù della obbedienza dovuta al Pastore. Questa confusione accade purtroppo ogni volta che un Ministro Ordinato si schiera a favore di una parte nel corso di una polemica politica rinunciando a una posizione super partes. Lo abbiamo notato tante volte durante le omelie di Parroci che disinvoltamente si schierano or per questa o per quella parte dimenticandosi che stanno indossando i paramenti sacri che lo rendono in quel momento "Persona Christi".

È chiaro che ogni uomo possa e debba esprimere liberamente le proprie opinioni politiche, anche con polemica appassionata, ma se questo uomo è anche un Ministro Ordinato io penso sia molto grave che lo faccia nella pienezza delle sue funzioni sacerdotali creando confusione nelle pecorelle che ascoltano con semplicità e devozione le parole del loro Pastore. 

Penso inoltre che ogni Sacerdote o Vescovo possa tranquillamente esprimere le proprie convinzioni politiche una volta tolta la modalità "ufficiale" delle sue funzioni e dicendo chiaramente che parla a titolo personale e non a nome della Chiesa.

Detto questo, visto che non sono un Ministro Ordinato ma un semplice cattolico, vorrei fare delle considerazioni sul tema dei migranti utilizzando dei principi tratti dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dalla Dottrina Sociale della Chiesa, con i quali mi sembra si possa avere una posizione un po' diversa da quella che comunemente si sente negli ambienti dei movimenti di volontariato e di preghiera presenti nelle nostre Parrocchie. Essi prevedono infatti una accoglienza aperta e senza condizioni in nome di un dettato evangelico di solidarietà verso il povero e il debole che è assolutamente giusto ma, nella fattispecie, forse degno di essere approfondito.

I motivi che sono da considerare per confutare questo atteggiamento a mio avviso sono due, uno sul metodo e l'altro nel merito.

Il primo, che riguarda il metodo, vuole muovere una critica a quell'atteggiamento per il quale, dato che il Vangelo parla di accoglienza e solidarietà, anche gli Stati debbano avere il medesimo atteggiamento di accoglienza come se, invece che Nazioni, fossero persone fisiche.

Ma in quale ambito Cristo richiede che si attuino i dettami evangelici? Prendiamo tra tutti il cuore del messaggio evangelico che è il Discorso della Montagna. In definitiva la natura del messaggio, che sicuramente era rivolto alla Umanità nel suo insieme, era tuttavia finalizzato a provocare una reazione efficace nell'ambito della singola persona, cioè dei discepoli che in quella occasione erano presenti. L'idea stessa di conversione riguarda il progetto personale di vita di ciascun discepolo che viene messo in crisi da una proposta che è "totalmente altro" rispetto alla usuale naturale inclinazione al comportamento di ciascuno. Tale messaggio promette, una volta che sia accettato non solo in linea di principio ma anche con una concreta compromissione personale, la vera soddisfazione nella vita e la vittoria definitiva sulla morte.

Voglio dire che, seguendo il messaggio evangelico, abbiamo il compito di contribuire a che il cristianesimo cambi il "cuore" di ciascun Uomo, e tanto per cominciare il nostro, per poi naturalmente veder cambiare i popoli e le nazioni senza voler "ope legis" applicare principi teocratici alla Società che per sua natura è e deve rimanere laica. 

Il problema dei migranti con le varie sfaccettature sulla clandestinità e apertura o chiusura delle frontiere e i richiami all'accoglienza e alla fratellanza ecc ecc , al di là della grancassa mediatica elettorale, pone un rapporto di scala tra il valore evangelico dell'accoglienza del diverso a livello personale e questi stessi valori considerati a livello di Stato. Quindi: prima ci si converta e si accolgano i poveri a livello di persona e famiglia e poi si vedrà che, se saremo in tanti, si scalerà automaticamente a livello di Stato, cioè che si possa passare dal piccolo al grande e non viceversa.

Il secondo argomento riguarda il merito e per svilupparlo ho bisogno di citare il contesto nel quale ci troviamo e il Magistero della Chiesa.

Come tutti sappiamo (o almeno lo spero), il grosso della polemica sui migranti risiede nel fatto che essi sono per la stragrande maggioranza clandestini. Questo significa, in altre parole, che scavalcano la vigente legislazione che prevede un iter di ingresso più complicato e formalizzato del semplice "salgo su una barca e approdo su una qualunque costa italiana". La legislazione è in coerenza con principi quali la programmazione dei flussi come numero di migranti, il riconoscimento delle persone e delle loro competenze in funzione della supportabilità e dell'integrazione nelle varie provincie italiane ecc. Questo aspetto legislativo è comune a tutte le Nazioni nelle nostre condizioni.

Ora però noi cristiani sappiamo che la Legge non è tutto ma ci sono delle condizioni che vanno oltre la legge. Ad esempio consideriamo quanto previsto dal Catechismo al punto 2408 rispetto alla proprietà e al furto: "Il settimo comandamento proibisce il furto, cioè l'usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario. Non c'è furto se il consenso può essere presunto, o se il rifiuto è contrario alla ragione e alla destinazione universale dei beni. È questo il caso della necessità urgente ed evidente, in cui l'unico mezzo per soddisfare bisogni immediati ed essenziali (nutrimento, rifugio, indumenti...) è di disporre e di usare beni altrui".

Un ovvio corollario di quanto detto è il pericolo di vita di una persona che si trova ad annegare sotto gli occhi di un soccorritore. Non c'è storia: si salva e basta anche se nel fare questo scavalchiamo la legge. Di fronte alla vita non c'è legge che tenga. Punto.

Però attenzione, questo ha e deve avere un carattere di eccezionalità e di emergenza. Quello che invece accade è che ogni due giorni ci sono decine se non centinaia di poveracci che stanno per annegare. E questo accade perché qualcuno ce li porta per un interesse economico. Noi non possiamo avere un anello al naso né permettere a nessuno che ce lo metta. Essere gonzi non è una virtù cristiana. Lo è semmai la mitezza, la bontà e la generosità, ma anche la giustizia e la capacità di dover fermare chi sfrutta le difficoltà a proprio economico tornaconto. Altrimenti si rischia di essere complici e questo è molte volte più grave dell'indifferenza.

Si può discutere a lungo, e si deve farlo, per capire come fare per fermare chi specula con le vite umane. La soluzione può essere la chiusura ermetica dei porti che, con rischi che vanno calcolati nel dettaglio, scoraggiano i trafficanti a non organizzare traversate. Oppure la soluzione può essere l'organizzare azioni di prevenzione in territori stranieri per impedire o scoraggiare il traffico. Questo però ha lo svantaggio che tali azioni possono non essere incisive necessitando del concorso di nazioni terze che forse hanno i loro interessi nei traffici stessi.

Concludo dicendo che su questa questione la maggioranza dei cattolici è concentrata sull'accoglienza dei clandestini sempre e comunque, scomodando spesso citazioni evangeliche fuori luogo e contesto, distraendo se stessi e chi gli è intorno sulla radice del problema occupandosi solo della cura dei sintomi.