Un Matrimonio guida una Parrocchia Romana

16.12.2018

Primo passo per abolire il celibato dei Sacerdoti?

di Nicola Sparvieri

In un recente articolo di Avvenire, il quotidiano cattolico della CEI, è riportata la notizia di un Diacono permanente che, con moglie e quattro figli di cui uno minore, guida la Parrocchia di San Stanislao Vescovo e Martire al Tuscolano, nel quartiere Cinecittà a Roma. Il Cardinale Vicario di Roma Angelo De Donatis in una visita pastorale alla Parrocchia lo scorso 11 Novembre ha incoraggiato e benedetto la nuova Guida Pastorale nella persona di Andrea Sartori, Diacono Permanente, posto ufficialmente come Amministratore Parrocchiale di quella che, come spiegato dal Vescovo ausiliare del settore Est, Gianpiero Palmieri, diventa una vera Diaconia. Monsignor Palmieri ha precisato che "L'idea che c'è dietro è quella di recuperare una prassi antica della Chiesa, che prevedeva il sorgere di Diaconie a fianco alle Parrocchie, per il servizio dei poveri del territorio. A Roma ne è documentata l'esistenza fin dal VII secolo. Papa Benedetto ha scritto di questa antica istituzione ecclesiale in "Deus Caritas est", nei nn. 23-25 - aggiunge monsignor Palmieri -; Papa Francesco ha parlato spesso del primato diaconale nella Chiesa e della necessità di mettere i poveri al centro della vita ecclesiale. La diaconia di San Stanislao rappresenta l'inizio di un cammino che riguarda tutta la comunità diocesana».

Il Diacono Andrea Sartori dallo scorso Settembre vive nella canonica della Chiesa di San Stanislao con la moglie Laura e i quattro figli (tre ragazzi di 20, 19 e 17 anni e una bambina di 10). Collabora con lui una équipe di Diaconi. Celebra l'Eucarestia e confessa Don Roko Celent, che è Viceparroco nella vicina San Giuseppe Moscati. Andrea Sartori, 49 anni, è sposato con Laura dal 1996. L'anno successivo i due si sono trasferiti in Togo, in Africa. Rientrati in Italia, Sartori ha iniziato a lavorare per il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), ONG dei Salesiani. Nel 2003 ha intrapreso il percorso per diventare Diacono ed è stato poi ordinato nel 2008.

Da settembre svolge il suo ministero a San Stanislao, a cui fanno capo seimila fedeli. "La cosa importante - commenta - è di non essere di intralcio alla volontà di Dio e fare quello che Dio vuole. Per me il diacono è un ministro dell'amore di Gesù. Carità è amore, e amore si declina in tanti modi". Sulla novità che sta vivendo la comunità di Cinecittà, aggiunge: "Questa è una comunità lanciata verso il futuro. Il popolo di Dio deve essere sempre più protagonista, è un'occasione per la comunità cristiana di prendere in mano la propria vita, per ciascun fedele di riscoprire il proprio posto. Come tutti i papà di famiglia, anche io, che ho 49 anni, mi alzo alle cinque per andare a lavoro, so cosa significa litigare o discutere perché uno dei figli avrebbe bisogno di un paio di pantaloni nuovi ma non si ha la possibilità di comprarli".

La notizia si inserisce in un ampio dibattito sulla figura del sacerdozio del dopo Concilio Vaticano II negli aspetti del celibato sacerdotale da un lato e delle collegate problematiche sessuali, omosessualità e pedofilia in primis, dall'altro.

La soluzione di poter lasciare la guida delle Parrocchie a dei Diaconi Permanenti sposati come risposta ai problemi di natura sessuale dei Sacerdoti, è già stata avanzata (vedi ad esempio  https://www.nicolasparvieri.com/l/clericalismo-storico-il-vero-problema-della-chiesa/ ).

Nella Chiesa Primitiva, cioè quella dei primi secoli che precedono l'Editto di Tessalonica, la Vita Ecclesiale si svolgeva nelle case private che erano Chiese Domestiche nelle quali il Capo Famiglia (Pater Familias) celebrava l'Eucarestia e distribuiva il pane e il vino ai figli e ai presenti svolgendo in pieno la sua missione sacerdotale.

Solo dopo l'Editto di Tessalonica che proclamava il Cristianesimo Religione di Stato e il Sacerdote anche gestore di beni e ricchezze materiali, si è formata la necessità di formare un "Clero" staccato dal resto della Società.

Successivamente, con Papa Gregorio VII, alla fine del Secolo XII, è stato introdotto il celibato sacerdotale anche per poter evitare la dispersione dei beni della Chiesa con le eventuali dispute sull'eredità dei beni parrocchiali con i figli dei Sacerdoti. Da quel momento in poi nella Chiesa latina vengono ordinati Presbiteri solo uomini non sposati, mentre i Diaconi e i Sacerdoti cattolici di rito orientale possono aver ricevuto il sacramento del Matrimonio prima del sacramento dell'Ordine sacro.

Nella Chiesa Orientale Ortodossa, erede dell'Impero Bizantino, sono tenuti al celibato e al voto di castità solo i sacerdoti celibi al momento dell'ordinazione e i monaci. I Vescovi vengono scelti solo tra i presbiteri celibi e tra i monaci.Come noto è prassi normale e diffusa che i Sacerdoti della Chiesa Ortodossa siano sposati.

Il fatto che alcune comunità Cattoliche Orientali non applicano il celibato ecclesiastico insieme alla constatazione che per oltre un millennio la Chiesa Cattolica ha praticato il Sacerdozio in presenza di Matrimonio, fa capire che il Celibato Sacerdotale non è un punto teologicamente irrinunciabile come molti penserebbero.

L'introduzione graduale, chiarendo i dubbi e i malintesi purtroppo esistenti, del Matrimonio nell'Ordine Presbiterale sul modello della Chiesa delle origini, sarebbe un passo avanti nella gestione anche delle problematiche sessuali del clero che hanno generato tante polemiche e dolorosissimi scandali.

L'Ordine Diaconale, cui è già consentito il Matrimonio e ora posto anche come Guida Pastorale e Amministrazione Parrocchiale con formale nomina della Chiesa Ufficiale, può essere considerato un primo importante passo verso tale direzione.

Inoltre la diffusione del Diaconato Permanente come Guida Pastorale Parrocchiale valorizzerebbe il ruolo Sacerdotale dell'Ordine Diaconale come, d'altra parte, il ruolo Sacerdotale è già presente nel Sacramento Matrimoniale come in quello di ogni Battezzato.