Vivibilità a Roma e a Londra: un confronto impietoso.

03.02.2019

di Nicola Sparvieri

Sono stato recentemente a Londra e, benché io non sia un italiano che si lasci facilmente prendere da un senso di inferiorità nazionale, ho provato una frustrazione non controllabile nel constatare alcune differenze sostanziali nella vita quotidiana del cittadino. Noi italiani abbiamo tradizioni e civiltà confrontabili con quelle inglesi o di altri paesi come Francia o Germania. Tuttavia quando visitiamo questi paesi e ci confrontiamo con una semplice gestione dei trasporti o col decoro urbano di una grande città, ci prende un senso di inquietudine, per non dire di rabbia. Il confronto con quanto viviamo ogni giorno nelle nostre città italiane è spontaneo e spietato. Noi, spendendo di più, otteniamo molto di meno.

Non mi importa niente fare polemiche di parte o di partito o di prendermela con persone normalissime di ogni colore che conosco e stimo. Il punto è che qualunque schieramento politico prenda la gestione locale o nazionale, noi in Italia amministriamo peggio di Francia o Regno Unito.

Ma perché diavolo succede questo? Sicuramente noi siamo in grado di amministrare meglio e anche di insegnare agli altri come si fa. Perché non lo facciamo?

Va bene che ci sono diverse tradizioni tra noi e loro, va bene anche che in Italia abbiamo avuto un percorso che ci ha portato all'unità nazionale molto più lungo di Francia e Inghilterra. Consideriamo anche le nostre difficoltà dovute alla questione meridionale e alle infiltrazioni politiche della criminalità organizzata.

Tuttavia questo non spiega del tutto il motivo di questa differenza. Noi non siamo "intrinsecamente inefficienti" ma, mi dispiace dirlo, noi italiani non vogliamo migliorare questo aspetto. Il fenomeno è globale e duraturo a partire dal secondo dopoguerra in poi con tutta la prima repubblica e i suoi governi che, a causa della guerra fredda, hanno dovuto, per forza maggiore, accettare un indiscriminato dictat occidentale a ingigantire la pubblica amministrazione allo scopo di controllare l'elettorato di centro e scongiurare il pericolo comunista. Negli ultimi anni la tendenza all'ipertrofia della pubblica amministrazione si è quasi arrestata ma i ranghi sono restati dilatati.

Insomma la PA continua ad essere la prima ragione dell'eccesso di spesa e, ovviamente, è difficile ridurla perché in gran parte il personale è illicenziabile per inderogabili principi giuridici. Ma per quale ragione il numero eccessivo deve per forza tirarsi dietro anche l'inefficienza? Che relazione hanno le due cose? Perché diavolo non si riesce a efficientare una struttura numerosa?

Ora ci troviamo con questa enorme e pesante eredità di una pubblica amministrazione elefantiaca e inefficiente, che grava sul nostro già gigante debito pubblico, in essa, oltre le inefficienze storiche, si annidano corruzioni vecchie e nuove. La cura dimagrante a una obesa pubblica amministrazione è obiettivo di ogni buon governo e cosi è stato anche se molti remano contro e, a causa di questi, non vediamo valorizzato il nostro immenso e invidiato patrimonio artistico e spesso, anche nei centri storici delle nostre meravigliose città, camminiamo in mezzo all'immondizia e dobbiamo anche invidiare l'amministrazione dei nostri cugini europei che non hanno veramente nulla più di noi.