Oggi sono stato picchiato da un automobilista

16.01.2019

di Nicola Sparvieri

Alle 14,00 di questo pomeriggio mentre dal mio posto di lavoro mi recavo con il mio scooter a una riunione fuori sede insieme a un collega, sono stato affiancato da un automobilista col quale in precedenza abbiamo discusso a gesti e da lontano sulla opportunità reciproca della presenza in una corsia riservata ai mezzi pubblici. Dopo aver bloccato con la sua auto la mia direzione impedendomi di continuare é sceso e mi ha colpito con un pugno al viso senza alcun preavviso. Sono caduto insieme allo scooter e sono rimasto in quella posizione per almeno 10 minuti incredulo e dolorante. Gli astanti si sono raccolti attorno a me e dopo poco l'aggressore si é allontanato con la sua auto mentre io ero ancora per terra.
La riunione al ministero cui dovevo partecipare é stata annullata e io sono andato al Pronto Soccorso per controlli.
Durante l'attesa ho molto pensato alla aggressività umana, che é fenomeno importante e naturale, specie se destinato "non a creature di sangue e di carne" ma a problematiche o a sfide di vario genere. Poi ho pensato anche alla violenza che ha sempre accompagnato l'umanità nel corso della sua storia. Quello che però mi ha molto colpito, oltre il pugno in faccia, è stata la futilità del motivo di questa violenza. Anzi, un motivo vero é difficile persino trovarlo.
Ho pensato che questa nostra società, al di là di tutti i progressi scientifici e tecnici, non riesce proprio a trasmettere quattro soldi di valori morali.
Cosa c'è nella formazione degli individui che non funziona? La Scuola (buona o non buona) non riesce a trasmettere valori importanti oltre un affettato solidarismo e laicità in uno dei suoi migliori travestimenti e cioè un buonismo pieno di melassa.
Le maggioranza delle famiglie fatta di gente semplice che veicola solo la grancassa del consumismo dei media sottolinea ai figli l'importanza di possedere denaro.
La gente, tutta la gente, compreso chi scrive, ha bisogno di sentirsi annunciare che la nostra vita, unica e irripetibile, non può ridursi a queste piccole quattro cavolate. Vivere una vita aperta agli altri e felice é possibile, è alla nostra portata.
Prima di tutto bisogna "desiderarla". E per ottenere questo qualcuno deve parlarne e spiegarlo.
Siamo il frutto di una complicatissima evoluzione che come unico scopo ha prodotto noi, gli uomini, e ci ha offerto questo miracolo di "vivere" e utilizzare questa nostra vita per l'unica cosa che vale la pena fare: amare.
Questo non avviene spontaneamente ma deve essere annunciato e gridato, a cominciare dalle nostre famiglie.