Desiderio, Aspettative e Felicità

16.03.2019

di Nicola Sparvieri

Desiderare é nello specifico dell'uomo. Abbiamo desideri a tutte le età nelle varie sfere di cui siamo costituiti: fisiche e materiali (la sessualità, e il desiderio di possedere beni), psichiche e affettive (amicizie e relazioni emotive), culturali e professionali (conoscenza della natura e dell'arte, ruoli sociali e politici) e spirituali (salvezza e rapporto con Dio). Il desiderare è quindi la motivazione fondamentale, la "benzina" che muove ogni nostra azione.

La stessa etimologia del termine desiderio (dal latino de-, e sidus, "stella") ci rimandano a quel meraviglioso senso di realizzazione e di felicità che attribuiamo alla concretizzazione di quel desiderio. Associamo quindi alla realizzazione di quel desiderio una aspettativa di felicità.

Tuttavia è un fatto provato mille volte da tutti che molto spesso la realizzazione di un desiderio, che costa sforzo e fatica, si rivela una forte delusione tanto che, reiterando questa esperienza, qualcuno arriva alla conclusione che la vita intera è un colossale inganno e che non vale la pena di aspirare a "volare alto" e ci si contenta di una vita di profilo basso, o addirittura ci si lascia prendere da pericolose forme di depressione.

Il senso di insoddisfazione che continuamente registriamo in noi stessi come anche nella gente con cui siamo in contatto deriva spesso dalle aspettative troppo elevate che associamo alla realizzazione dei semplici desideri che coltiviamo ogni giorno. Quante volte siamo andati al cinema e siamo rimasti delusi dalle aspettative che ci siamo fatti leggendo una recensione troppo lusinghiera? Potremmo dire con Sant'Agostino che "Preferisco ciò che ho a ciò che spero",o con Wilde: "La felicità non è avere quello che si desidera ma desiderare quello che si ha".

Dunque sembrerebbe che non tutti i desideri sono uguali, nel senso che non tutti mantengono le promesse cui all'inizio avevamo attribuito credito. Anzi direi che la maggior parte dei desideri che abbiamo appartengono a questa categoria. Esistono esempi di aspettative deluse tanto numerosi quanto la sabbia su una spiaggia. Non parliamo della sessualità o del possesso di oggetti perché sarebbe troppo facile. Non a caso la pubblicità della nostra società consumistica (che per continuare a esistere ha l'esigenza di spingerci a comprare e buttare per poi ricomprare e così via) pone i suoi modelli di felicità proprio nel sesso e nel possesso di oggetti. Altri esempi di desideri che generano aspettative deluse si possono fare per tutte le altre sfere di cui è costituita la nostra umanità.

Credo che qualunque Etica (sociale o individuale) si basi su principi volti ad assecondare e sviluppare i desideri "buoni" rispetto a quelli "cattivi" che vanno viceversa detestati e abbandonati. Il concetto stesso di peccato, ad esempio, fa riferimento a una logica di questo tipo, come vedremo meglio in seguito.

La domanda chiave è: se sono alcuni desideri che mantengono le promesse, quali sono e come faccio a riconoscerli? Prima di rispondere a questa domanda abbiamo bisogno di chiarire come e perché si formano i desideri.

La psicologia di Freud ci insegna che il formarsi dei desideri è un processo complesso che risulta dall'esito di un incontro-scontro di un subconscio pulsionale e di un super io inibente. Senza entrare in dettagli diciamo solo che ai nostri scopi basta sapere che il subconscio pulsionale è quell'aspetto irrazionale e animalesco che ognuno di noi si porta dentro e che fa riferimento, nella storia della nostra evoluzione, alla parentela con gli antenati delle caverne. Essi erano "uomini" dai modi spicci e truculenti che avevano principalmente a cuore due aspetti (entrambi dettati dalla conservazione della Specie): la sessualità per assicurare la riproduzione e sviluppare una aggressività per la difesa della prole. Nel corso dei millenni si è sviluppato l'altro aspetto, il super io inibente, che è in grado di tenere a bada in parte gli aspetti animaleschi dell'inconscio pulsionale e di assicurare una minima possibilità di convivenza sociale pacifica e rispettosa degli altri. Dell'affinamento di questo meccanismo, nel corso della evoluzione delle Civiltà umane, si è arrivati fino all'uomo cosi come lo conosciamo noi oggi.

Da tutto quanto detto risulta quindi che il formarsi dei nostri desideri sia il portato di una lotta tra due aspetti entrambi presenti nella nostra persona che sono in conflitto tra loro: da un lato un inconscio pulsionale che ci spinge in una direzione e un super io che vorrebbe spingerci in direzione opposta. La Psicologia ci insegna che la normalità di un individuo, cioè di quello che è chiamato l'Io, consiste nel saper trovare un equilibrio tra queste due istanze. Il conflitto tra le due entità si chiama Nevrosi e il prevalere di una sull'altra si chiama malattia mentale o Follia.

Per tornare alla questione desideri diciamo, in parole semplici, che ogni desiderio contiene in se un fondo legato alla conservazione di noi stessi, della nostra vita e della nostra specie. Questo non implica affatto che siano di conseguenza desideri cattivi ma indirizzati, diciamo cosi, a una certa forma di egoismo, di "primato di me sugli altri".

I desideri che scaturiscono da questo meccanismo non sono sempre portatori di positività. I conflitti umani, fino alle guerre tra popoli e nazioni, sono uno "scale up" di questi meccanismi individuali. Il desiderio di possedere (dalla sessualità a livello individuale alle fonti energetiche o minerarie a livello di popolazioni) conducono spesso ai comportamenti illeciti, ai furti e in generale, alla distruzione di quanto esiste di buono nel mondo. La Filosofia del Diritto e del senso di Giustizia è in fondo su macro scala quello che il super io inibente fa con l'inconscio pulsionale su scala individuale.

Interessante vedere come in questo contesto si possa inserire un altro aspetto che è quello della spiritualità e della religione. Il cristianesimo, ad esempio, è l'annuncio di una logica diversa. È l'invito ad abbandonare deliberatamente il criterio egoistico di difesa per abbracciare una logica opposta di "primato dell'altro rispetto a me" rispetto a quella di "primato di me sugli altri". La apparente perdita immediata della vita viene compensata dall'annunciata resurrezione, cioè da un intervento di Dio derivante direttamente dal sacrificio di Cristo. Questo, oltre che per la vita biologica, si considera applicabile, a livello ontologico, alle innumerevoli situazioni di vita quotidiana nelle quali vediamo annullati i nostri progetti e le nostre aspettative. In tal modo queste nostre difficoltà quotidiane assumono un diverso e salvifico significato. In questo senso il cristianesimo può diventare una esperienza sperimentabile da ognuno e non una mera teologia. 

Vivere e desiderare é,  dunque, un tutt' uno e la libertà ci porta a volgerci su strade diverse e innumerevoli. La differenza, come al solito, la fa quella saggezza che è insieme buon senso e esperienza che, con un minimo di controllo di sé,  può anche essere insegnata.